Un gruppo di ricercatori dell’Università di Torino ha analizzato quattordici aziende da latte piemontesi per misurare l’impronta fondiaria del latte, cioè la superficie necessaria a produrre foraggi e concentrati, sia aziendali che acquistati. Lo studio confronta quattro metodi di calcolo e mostra come la dipendenza dai mangimi esterni, in particolare proteici, influenzi non solo l’uso del suolo, ma anche il bilancio di azoto e l’impronta ambientale complessiva.