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I primi giorni del vitello: trucchi, scelte e soluzioni

Chi ben comincia è a metà dell’opera, dice il proverbio. E questo vale sicuramente anche per il vitello, per il quale le prime settimane di vita sono un tempo fondamentale. Di seguito alcuni passaggi importanti e qualche consiglio.

 

Vitello allattato

 

I primi giorni di vita, così come le prime settimane, sono un tempo fondamentale per il vitello. Di seguito vediamo alcuni passaggi importanti e qualche consiglio per fare le cose al meglio. 


I piccoli segreti dell’alimentazione del vitello


Per assumere 2,2 litri di latte da un secchio un vitello impiega l’85% di tempo in meno rispetto all’allattamento da una vacca.
Una bottiglia con tettarella fa impiegare al vitello il 35% di tempo in meno rispetto all’allattamento naturale. 


La somministrazione di latte con bottiglia e tettarella favorisce un’assunzione più lenta e fa aumentare la produzione di saliva; quest’ultima apporta enzimi che promuovono la digestione di proteine e grassi. 
Il rallentamento dell’assunzione di latte contribuisce a spostare il sito della digestione dall’intestino tenue all’abomaso. 


Il foro della tettarella non deve avere un diametro troppo grande, altrimenti verrebbe meno il suo significato; è quindi necessario sostituire le tettarelle man mano che i fori si allargano troppo.
In pratica, se capovolgendo la tettarella il liquido esce, è ora di sostituirla.


La “sindrome del secchio pieno” si verifica quando il secchio contiene una quantità di mangime superiore a quella necessaria. Ad esempio, un vitello neonato non è in grado di assumere una grande quantità di mangime, quindi all’inizio bisogna offrirgliene solo una modestissima dose ogni giorno.

Un contenitore stretto è una buona scelta, in quanto impedisce gli sprechi.

 

La “sindrome del secchio vuoto” è invece un problema per i vitelli più anziani; la somministrazione di una quantità giornaliera di mangime inferiore al dovuto può portare l’animale a un’ingestione troppo rapida, causa di disturbi digestivi o meteorismo ruminale.


È consigliabile l’impiego di secchi dai colori vivaci, in modo che il personale ne veda bene il fondo; infatti i secchi neri o di colore scuro impediscono la chiara visione di sporcizia o di detriti sul fondo.


Un altro accorgimento consiste nel porre un divisorio di legno o di plastica tra il contenitore dell’acqua e quello del mangime; in una prova ciò ha fatto aumentare di 140 grammi l’incremento medio di peso giornaliero.


Separazione del vitello dalla madre


Negli ultimi anni si è sviluppato un dibattito sulle implicazioni di carattere etologico riguardanti la precoce separazione del vitello dalla madre, senza che peraltro vi siano a disposizione riscontri obiettivi di natura sperimentale.
Un lavoro recente di studiosi canadesi (Weary e Chua dell’Università del British Columbia) ha avuto come scopo l’analisi degli effetti dell’epoca della separazione sulle risposte comportamentali sia della vacca da latte che del vitello.


I vitelli venivano separati 6 ore, 1 giorno o 4 giorni dopo la nascita e il loro comportamento era registrato in video e in audio da 1 ora prima della separazione e fino a 21 ore dopo.
Più avanzata era l’epoca della separazione, maggiore movimento faceva il vitello nel box e più tempo passava in piedi e con la testa fuori dal box; comportamenti simili si registravano anche nelle vacche. 
Dopo la separazione, le bovine private del vitello dopo 4 giorni muggivano 4 volte in più rispetto a quelle separate a 6 ore o a 1 giorno.

Più tardi venivano separati, meno giorni di trattamento per la diarrea erano necessari per i vitelli, mentre gli incrementi di peso e la produzione di latte non differivano da un gruppo all’altro.


Gli Autori concludono che all’aumentare dell’età alla separazione aumentano anche le risposte comportamentali sia della madre che del vitello; dall’analisi della prova si deduce che i vitelli separati più tardi hanno probabilmente assunto una maggiore quantità di colostro, tuttavia non è chiaro se ciò può spiegare da solo il loro migliore stato sanitario o se altri fattori sono coinvolti.


La decornazione


Secondo Fred Hendricks della Sunshower Acres Ltd. di Longmont, Colorado, se inseriamo nel nostro programma genetico il carattere “assenza di corna” otterremo un minor numero di vitelli da decornare, il che comporta un vantaggio economico.


L’impiego di tori acorni darà luogo ad almeno il 50% di vitelli privi di corna; il gene “assenza di corna” è dominante, quindi è sufficiente la sua presenza in uno solo dei genitori per avere metà della mandria acorne nello spazio di una sola generazione.


Vi sono costi significativi associati alla decornazione; essi variano molto a seconda delle dimensioni della mandria, del personale impiegato e dalle attrezzature utilizzate.
L’aspetto più difficile da valutare riguarda il ritardo nella crescita cui il vitello va incontro in seguito alla decornazione. Secondo alcuni allevatori l’operazione costa 10 $ per capo nei vitelli molto giovani e fino a 20 $ per quelli più grandi; più avanti con l’età si decorna, maggiore è la riduzione dell’incremento di peso cui si va incontro.


Secondo Lonny Ward, manager della BYU Dairy, Spanish Fork, Utah, nella sua azienda la decornazione costa circa 2 $ per capo, non tenendo conto della perdita di incremento, che è difficile da calcolare. 
Concludendo, si può affermare che oggi sono disponibili diversi tori acorni, attraverso l’impiego dei quali è possibile risparmiare tempo e manodopera; inoltre, il tempo richiesto per ottenere una mandria acorne è limitato, dal momento che si tratta di una caratteristica genetica dominante.

La corretta procedura di pulizia della vitellaia


Don Sockett, veterinario e microbiologo presso la University of Wisconsin, ricorda che in fase di progettazione di un ricovero per animali si deve sempre tenere conto delle modalità di pulizia.
Dato che qualunque procedura di pulizia e disinfezione si basa sull’impiego di acqua, è necessario progettare opportunamente gli scoli atti a rimuovere quest’ultima.


Per la detersione delle strutture per vitelli è preferibile non impiegare acqua ad alta pressione, per evitare il rischio di contaminazioni tra una gabbietta e l’altra. L’idropulitrice infatti è uno strumento che funziona ottimamente per rimuovere terra e letame, ma non riesce a eliminare il “biofilm”, ovvero il sottilissimo strato superficiale che alberga i microrganismi; tra questi ve ne sono molti potenzialmente patogeni, addirittura fino al 95% del totale.


Si tratta di batteri responsabili di patologie respiratorie ed enteriche, rotavirus e criptosporidi
Uno studio canadese ha dimostrato che Mycoplasma bovis è stato in grado di ridurre del 40% l’incremento di peso giornaliero di vitelli prima dello svezzamento.
I “biofilm” sono composti di carboidrati, proteine e sostanze lipidiche; si può dire che in questo ricordino la composizione del latte.


Secondo Sockett gli allevatori dovrebbero applicare sulle strutture e sulle attrezzature dei vitelli le stesse procedure seguite per gli impianti di mungitura; ecco in sintesi il corretto procedimento di pulizia per bottiglie e secchi:
- eliminare le parti di sporcizia maggiormente evidenti;
- sciacquare con acqua tiepida (32° C);
- lavare manualmente con l’ausilio di una spazzola per 2 o 3 minuti, impiegando acqua calda (almeno 60° C) con un detergente alcalino al cloro dotato di pH tra 11 e 12;
- sciacquare con acqua fredda;
- sciacquare una seconda volta impiegando acqua fredda con 50 ppm di una soluzione di biossido di cloro con pH acido da 2 a 3;
- asciugare;
- sanitizzare con una soluzione di 50 ppm di biossido di cloro entro due ore dal successivo impiego.


È importante controllare che il detergente usato abbia il giusto pH; si deve infatti trattare di un prodotto caustico, con pH compreso tra 11 e 12. In questo modo sarà possibile emulsionare i grassi e solubilizzare carboidrati e proteine.
Il risciacquo con un prodotto acido aiuta invece a rimuovere i depositi di minerali contenuti nell’acqua.


Una procedura analoga può essere seguita per la pulizia delle strutture in cui sono ospitati i vitelli, avendo cura di non impiegare acqua ad alta pressione, per i motivi citati in precedenza.
Sockett conclude raccomandando di seguire con scrupolo le procedure di pulizia e disinfezione; l’obiettivo non consiste nella completa eliminazione dei patogeni (cosa d’altronde impossibile e non indispensabile), ma piuttosto nel ridurne il numero, in modo che una bassa carica infettante non provochi malattia negli animali allevati...

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