In questa grande stalla del lodigiano il perfezionamento del sistema di raffrescamento ha ridotto tantissimo il gap tra i dati invernali e quelli estivi. I dati del gestionale di stalla mostrano con chiarezza l’entità del miglioramento che è possibile ottenere con un impianto di raffrescamento ottimizzato. E non solo per i mesi estivi, perché i vantaggi si prolungano per tutto l’anno.
Che la situazione italiana sia una delle più impegnative, per quel che riguarda il clima, è cosa nota. Di fatto è come se la gestione della mandria riguardasse due realtà completamente diverse: la stalla invernale, diciamo così, e quella estiva. Se la gestione della prima è, in linea di massima, buona ovunque, è la gestione della seconda che mette in crisi più di una realtà. Per questo, la riduzione dello stress da caldo nelle bovine da latte è diventata una questione centrale e non rinviabile, dalla quale passano le possibilità per una stalla di fare reddito.
Certo le situazioni non sono tutte uguali e non tutte le stalle perdono soldi allo stesso modo a causa del caldo. Ma quel che è sicuro è che, in ogni realtà, si può migliorare. Questo perché cambia il clima, il numero di giornate critiche durante l’anno aumenta, l’estate si allunga anche nei mesi autunnali ma, soprattutto, le produzioni crescenti delle bovine comportano produzioni di calore endogeno sempre maggiori. Tutto calore che deve essere smaltito e, per questo obiettivo, i vecchi impianti presenti in stalla potrebbero non essere più adatti.
Un sistema rapido per capirlo è quello dell’indice estate/inverno, che rapporta le produzioni dei tre mesi più critici estivi con quella dei tre mesi più facili nel periodo invernale: quanto più questo numero si allontana dall’unità (in Israele nel miglior 10% di stalle l’indice estate/inverno è 0,99) tanto meno è efficiente il sistema di raffrescamento presente nella stalla.
Un’efficienza che può essere recuperata, senza necessariamente cambiare tutto quello che c’è ma, semplicemente, integrandolo con nuovi elementi e, soprattutto, adattando al meglio il sistema alle dinamiche delle bovine in stalle. Un lavoro di upgrading che porta non solo al miglioramento delle performance della mandria ma anche a una riduzione dei consumi energetici e a un minore utilizzo di acqua.
Che tutto questo sia un percorso possibile lo dimostrano tante esperienze, non ultima quella di questa azienda del lodigiano, la Molino Terenzano. Una grande realtà con poco meno di 800 vacche in mungitura, che proprio grazie a un attento lavoro di adattamento e perfezionamento del sistema di cooling già in essere è arrivata ad avere dati riproduttivi estivi paragonabili ai migliori dati invernali precedenti.
Con tutto ciò che se ne può dedurre in termini di miglioramento complessivo della gestione e della redditività che da essa deriva. E se questo avviene in un’azienda dove la situazione generale era già soddisfacente, a maggior ragione può avvenire dove le cose vanno meno bene.
Questa stalla è da anni seguita dalla Arienti di Pieve Fissiraga e con essa si sono percorsi i vari step che hanno caratterizzato il continuo perfezionamento del raffrescamento estivo. Un paio di anni fa in azienda…